Infortuni al crociato, i giocatori non sono dei robot

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Il Dottor Riccardo Ciatti, intervistato dal Corriere dello Sport, dice la sua sul crescente numero di infortuni al legamento crociato per i calciatori professionisti ed individua almeno cinque cause alla base di questo significativo incremento nelle ultime tre stagioni

  1. La metodologia degli allenamenti, sempre più intensi e sempre più gravidi di fatica per gli atleti.
  2. La stanchezza degli atleti. I giocatori non sono robot capaci di rimanere in campo per 90 minuti, poi di giocare un'altra gara intera, magari a distanza di tre giorni e un'altra ancora , la giornata successiva.
  3. I campi. A volte i giocatori passano da un sintetico di ultima generazione a un terreno in erba oppure lavorano sulla terra battuta, il che non è il massimo per salvaguardare le articolazioni.
  4. Gli scarpini da gioco, sempre più performanti, sempre più aderenti, sempre più tecnologici ma, a volte, forieri di seri rischi quando si piantano sul terreno e tutto lo scarico va sul ginocchio.
  5. Il controllo della forza muscolare. Oggi i giocatori hanno quadricipiti che trent'anni fa se li sognavano, ma bisogna amministrare con cura questa potenza.

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