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Artroscopia diagnostica e chirurgica

 

 

  

Artroscopia diagnostica del ginocchio

 
 

L’artroscopia è una tecnica mini-invasiva che permette la visualizzazione delle articolazioni dall’interno tramite un sistema ottico da 4mm collegato a una telecamera che trasmette le immagini ad un monitor esterno. Nata come metodologia diagnostica, nel tempo ha permesso di sviluppare tecniche chirurgiche sempre più perfezionate atte al trattamento delle più comuni patologie articolari, prevalentemente a livello del ginocchio e della spalla ma anche della caviglia, del gomito e dell’anca.

Nell’ambito della chirurgia del ginocchio, gli interventi più comunemente eseguiti in artroscopia sono le ricostruzioni legamentose e il trattamento della patologia meniscale e cartilaginea.

 
 

  

Trattamento delle lesioni meniscali

Una buona fisioterapia può ridurre la sintomatologia iniziale, ma se il menisco è rotto questa si ripresenta a ogni sforzo o sovraccarico del ginocchio.
L’intervento, che si esegue in artroscopia, consiste nella rimozione del frammento meniscale instabile e nella regolarizzazione del residuo, di cui si lascia la maggior parte possibile per garantire la maggior conservazione possibile delle funzioni meniscali. Le meniscectomie totali, un tempo unica possibilità nell’era pre-artroscopica, determinano un precoce invecchiamento della cartilagine articolare e problematiche artrosiche precoci.

Meniscectomia selettiva artroscopica

Sutura meniscale

La meniscectomia selettiva non è però l’unica possibilità chirurgica, in quanto in particolari tipi di lesione, si può – e si deve - tentare il salvataggio del menisco tramite una sutura o una reinserzione delle cosiddette “radici”, gli ancoraggi, cioè dei menischi sulla superficie della tibia.
È importante quindi una corretta diagnosi sia pre-operatoria, tramite l’esame clinico e una risonanza magnetica, ma anche intra-operatoria, fondamentale per determinare l’esatta morfologia e posizione della lesione che ci dà l’indicazione esatta del tipo di intervento da eseguire.

Cambiano inoltre le modalità d'intervento e di riabilitazione in base al fatto che il menisco sia il mediale o il laterale, essendo quest’ultimo più implicato nella stabilità e rappresentando spesso un problema nei pazienti sportivi professionisti, in cui dopo una meniscectomia selettiva laterale può esserci un sovraccarico della cartilagine articolare della tibia che limita la ripresa o addirittura impedisce il ritorno all’attività agonistica. In questi casi, adattando il trattamento al singolo paziente, può essere necessario associare alla meniscectomia selettiva una plastica di ritensionamento capsulare laterale che riduce i carichi sulla cartilagine e stabilizza l’articolazione priva di parte del menisco, garantendo in maggior misura un ritorno all’attività sportiva.

Successivamente all’intervento di meniscectomia selettiva, il paziente esegue una fisioterapia atta al recupero muscolare e dell’articolarità. I tempi di ripresa dell’attività sportiva sono circa un mese dopo il menisco mediale e di due dopo il laterale.
In caso di meniscectomia laterale associata a una plastica capsulare, si utilizza un tutore per circa 2 settimane, in estensione.
In caso di sutura meniscale, può essere necessario il divieto di carico fino a 5 settimane, in base al tipo di sutura.

La chirurgia meniscale può essere associata a chirurgia di ricostruzione legamentosa; in quel caso i protocolli fisioterapici dipenderanno anche da quest’ultima.

  

Ricostruzione del legamento crociato anteriore

Nel paziente giovane, nello sportivo a prescindere dall’età, nel paziente che lamenta ripetuti cedimenti nella vita quotidiana, vi è indicazione alla ricostruzione chirurgica del legamento crociato anteriore.
Un paziente non più giovane, sedentario, che non ha sensazione di instabilità, non ha indicazione all’intervento.

Ad oggi, la tecnica più utilizzata è quella artroscopica in cui, senza incisione della capsula articolare e quindi preservando l’integrità del “contenitore” dell’articolazione, si effettua un autotrapianto tendineo che permette la sostituzione del legamento rotto con una struttura prelevata dallo stesso ginocchio del paziente.

Tunnel ossei per la ricostruzione del LCA

In genere si utilizza una porzione del tendine rotuleo con annesse due piccole pasticche ossee (rotulea e tibiale) oppure i tendini dei muscoli gracile e semitendinoso raddoppiati, che hanno dimensioni analoghe a quelle del legamento crociato anteriore.
Esistono altri tipi di trapianto (tendine quadricipitale, trapianto da donatore, legamenti artificiali) meno utilizzati e riservati a casi particolari, specialmente nelle lesioni plurilegamentose o nelle revisioni chirurgiche.

 
 

Il trapianto, che viene in genere fissato con piccoli impianti in titanio e materiale riassorbibile all’osso, subisce nei mesi successivi fenomeni di maturazione progressiva che lo renderanno via via più resistente, e il protocollo fisioterapico specifico è fondamentale per evitare di sovraccaricarlo nella fase cosiddetta di “legamentizzazione” che impiega almeno 6 mesi, ma che prosegue fino a un anno nei fenomeni di rimodellamento.

Trapianto inserito nei tunnel ossei

L’intervento dura circa un’ora e in genere si effettua in anestesia periferica.
Successivamente all’intervento il paziente viene dimesso con la prescrizione di un tutore in estensione per un mese, che viene tolto e rimesso per la fisioterapia quotidiana atta a evitare la formazione di aderenze e quindi il recupero dell’articolarità completa, e rinforzare la muscolatura della gamba oltre che recuperare lo schema del passo.

Nei primi due mesi dall’intervento è richiesto un impegno giornaliero con la fisioterapia; successivamente una buona attività di palestra seguita da un fisioterapista o da un preparatore è sufficiente per un progressivo recupero che permette un ritorno alle attività sportive più pesanti dopo circa 6 mesi dall’intervento, mentre nuoto, bicicletta e corsa lineare sono già possibili al secondo-terzo mese in base al recupero muscolare.

Durante i controlli post-operatori, il paziente viene sottoposto a test che ne valutano la ripresa muscolare, il recupero dell’articolarità e la stabilità.

  

Altri interventi di chirurgia artroscopica

Tra gli altri interventi eseguibili sotto controllo artroscopico, il dottor Ciatti effettua interventi di ricostruzione del legamento crociato posteriore, di revisioni di ricostruzioni legamentose, di artrolisi anteriore e posteriore, fratture delle spine tibiali, rimozione di corpi liberi, cisti meniscali e gangliari